Arrivano Ubuntu 18.10 e PostgreSQL 11

by Marco Bonfiglio on

Nella giornata di ieri è stato rilasciato l’attesa – e consueta – release semestrale di Ubuntu, la 18.10. Di fatto rappresenta un aggiornamento di tutto il parco software che costituisce la distribuzione, con le ultimissime versioni. Giusto per fare qualche esempio:

  • Kernel  4.18 (e quindi con anche le varie protezioni per Spectre et similia);
  • GCC versione 8
  • Mesa 18.2
  • X.Org Server 1.20.1
  • OpenSSL 1.1.1
  • OpenJDK 11
  • Gnome 3.30
  • LibreOffice 6.1.2

Non è difficile immaginare che nelle prossime point release verranno ulteriormente aggiornati, ma quello che manca ancora è il salto da X.Org a Wayland: presente, ma ancora non è la selezione di default. La scelta è sicuramente dettata dal voler garantire la maggior compatibilità dei driver possibile, ed è facilmente selezionabile il tipo di server grafico da usare al login della sessione, ma per vedere questo cambiamento dovremo attendere almeno la prossima versione, la 19.04.

Arrivano Ubuntu 18.10 e PostgreSQL 11

Anche il DB PostgreSQL si aggiorna: dopo beta e RC delle settimane scorse, ieri è stato il gran giorno anche per la versione 11 del noto database open-source.
Quello che può essere considerato come il più agguerrito antagonista di MySQL annuncia migliorie in tutte le prestazioni del suo prodotto, dall’affidabilità alla velocità e capacità di esecuzione delle query, ma anche in questo caso è la mancanza di un componente ad attirare l’attenzione: la compilazione JIT (Just In Time) delle query.

Per chi non lo sapesse, la tecnica JIT permette a delle espressioni di essere convertite (compilate) in linguaggio eseguibile dal programma appena prima (giusto in tempo, traduzione letterale) l’effettiva esecuzione, e solo se richiesto. Questo in generale permette prestazioni migliori in quanto spesso non è necessario interpretare tutta l’espressione per poterla soddisfare, risparmiando potenza computazionale e tempo, e ne permette l’esecuzione fin da subito, senza dover aspettare che ne sia completata la conversione.

Anche in questo caso, però, la funzione non è assente: è solo disabilitata di default. Chi vorrà provarla e testarne le prestazioni dovrà solo fare una modifica di configurazione.

La sensazione è che la tecnologia open-source vada avanti, sempre, ma che il marketing cominci a prendere piede, con i prodotti (e cambiamenti) annunciati rimandati in quanto non pronti.
Non ci resta che sperare nel 2019, e vedere se le promesse verranno mantenute.

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Written by: Marco Bonfiglio