Internet of Things

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Internet of Things (IoT)

Internet of Things (IoT)

Internet of Things, o in breve “IoT”, è quell’insieme di tecnologie che portano intelligenza agli oggetti, facendo sì che questi comunichino con noi o con altre macchine, offrendoci un nuovo livello di interazione o di informazione rispetto all’ambiente in cui questi oggetti si trovano. Esempio, un pneumatico ci avverte se si sta per rompere, piante che comunicano all’annaffiatoio quando è il momento di essere innaffiate, scarpe da ginnastica che trasmettono la velocità di corsa dell’atleta e il suo stato di affaticamento, flaconi delle medicine che ci segnalano quando ci si dimentica di prendere un farmaco.

Non si tratta di episodi sperimentali, ma di un’innovazione che negli ultimi anni ha accelerato il ritmo dello sviluppo, infatti si pensi allo smart metering che, in ambito domestico, sta portando le “utilities” a sostituire i tradizionali contatori con apparati sensorizzati e controllati da remoto che ci dicono quanto stiamo consumando in modo da permetterci di razionalizzare i consumi.

COME FUNZIONA L’INTERNET OF THINGS

Ma come avviene tutto questo? grazie a sensori, tag Rfid, attuatori, smart code che, applicati a un qualsiasi oggetto come un lampione, un cappello, una tazza o un ponte, trasmettono e ricevono informazioni, utilizzando come piattaforma di scambio il Web.

LE ORIGINI

Le origini dell’Internet of Things vengono attribuite a un ricercatore britannico del Mit (Massachussets Institute of Technology), Kevin Ashton, che nel 1999 coniò per primo il nome per descrivere un sistema dove Internet viene connessa al mondo fisico tramite una rete di sensori distribuiti. A quella che era solo un’ipotesi, fece poi seguito una via sperimentale. Tra i primi progetti pilota, ricordiamo la piattaforma Cense (Central Nervous System for the Earth), nata nel novembre del 2009 negli Hp Labs. L’obbiettivo? creare un network di sensori mondiale capace di connettere oggetti e persone. I sensori, infatti, sono gli organi intelligenti della Rete che, misurando ogni tipo di variazione ambientale come vibrazioni, rotazioni, suoni, correnti d’aria o del mare, luce, temperatura, pressione, umidità, permettono una nuova rappresentazione del mondo in tempo reale a supporto di una molteplicità di settori applicativi, dalla difesa al retail, dalla meteorologia al traffico.
La ricerca e sviluppo di Ibm si è invece focalizzata su un progetto chiamato Smart Planet. Nelle quattro città campione su cui Ibm ha investito in ricerca e sviluppo sono state rilasciate soluzioni per la decongestione del traffico che hanno permesso di ridurre le emissioni di Co2 del 14%, di abbattere i picchi di traffico del 18% e di favorire l’utilizzo del trasporto pubblico di un +7%.

L’INTERNET OF THINGS OGGI

Grazie anche ai progressi delle tecnologie wireless e satellitari, oggi l’Internet of Things è una nuova dimensione tecnologica attraverso la quale è possibile mettere a sistema il mondo analogico, attraverso tutta una serie di accessi, ognuno dei quali veicola tutta una serie di informazioni. Sensori, tag Rfid, cellulari, smartphone, chioschi multimediali, telecamere, videocamere: la IoT include più standard tecnologici, come ad esempio, Gps e near field communication.

Nel 2010 si sono viste diverse applicazioni dell’Internet of Things anche nella conservazione dell’energia. Le cosiddette Smart grid, infatti, applicano un utilizzo intelligente dell’alimentazione che sfruttano nuove economie di scala e software di supporto. Tra le società che hanno iniziato a investire su questo fronte General Electric e Google, che attraverso il consorzio Usnap (Utility Smart Network Access Port) stanno lavorando a un processo di standardizzazione per definire dispositivi di misurazione tali da permettere all’utenza domestica di accedere alle smart grid monitorando i propri consumi.

CHE COSA È POSSIBILE COLLEGARE ALLA RETE

Di tutto, almeno dal punto di vista teorico. Anche animali (per esempio attraverso segnalatori che ne consentono la localizzazione), piante (attraverso sensori che ne controllano l’illuminazione o il fabbisgono di acqua) e addiritura persone (utilizzando pacemaker o altri dispositivi per il controllo da remoto dei parametri biologici).

Con un po’ di fantasia è possibile collegare in rete praticamente ogni cosa. Per essere connesso un oggetto, una “thing”, deve rispettare due caratteristiche: avere un indirizzo IP che ne consente l’identificazione univoca sulla Rete e la capacità di scambiare dati attraverso la rete stessa senza bisogno dell’intervento umano.

A CHE COSA SERVE

Obiettivo degli oggetti connessi è, in generale, quello di semplificarci la nostra vita automatizzando processi o mettendoci a disposizione informazioni che prima non avevamo. Qualche esempio: La strada intelligente, o smart road, in grado di dialogare con le auto, con i semafori e con la segnaletica al fine di ottimizzare i flussi di traffico, ridurre l’inquinamento e i tempi di percorrenza; Sensori posti sulle strisce dei posti auto che individuano la presenza o meno di una vettura, possono inviare l’informazione a un centro dati, che lo fa apparire sulla app per smartphone, come nel progetto Streetline, già in prova a Los Angeles e Indianapolis. Se funzionerà, in futuro, posteggiare sarà più facile.
I termostati intelligenti sono in grado di imparare orari ed esigenze e di scegliere la temperatura adatta per ogni momento, e possono far risparmiare fino al 20% di energia e, tramite smartphone possono essere comandati a distanza anche l’aria condizionata o il riscaldamento, da far accendere quando serve, poco prima di tornare casa. O ancora, i termostati Nest, acquistati da Google, sono piccoli gioielli dell’Internet delle cose, infatti essi conoscono le previsioni del tempo del luogo in cui si trovano, sono dotati si sensori di movimento che contano le persone che passano davanti (quante e quando) e “impara” dalle nostre abitudini.

QUALE SARÀ L’IMPATTO SULL’AMBIENTE DELL’INTERNET OF THINGS

Gli oggetti connessi permetteranno di ottimizzare in tempo reale processi produttivi e attività economiche riducendo in maniera sensibile l’inquinamento e il consumo di risorse.

L’illuminazione pubblica per esempio, se gestita con le nuove tecnologie, potrebbe contenere del 40% i consumi di energia elettrica. Oppure le coltivazioni, che potrebbero essere irrigate in modo molto più efficiente rispetto a quello tradizionale se monitorate da una rete di sensori capaci di comunicare al sistema di erogazione dell’acqua il reale fabbisogno delle piante, determinato in base alla temperatura, alla stagione, all’umidità del suolo e alle previsioni del tempo.

QUALI SONO I RISCHI DERIVANTI DAL VIVERE IN UN MONDO DI OGGETTI CONNESSI

Il principale problema legato all’Internet of Things, per noi utenti comuni, riguarda la tutela della privacy e il corretto utilizzo dei dati. Vivere in un mondo di sensori, misuratori e oggetti di uso quotidiano in grado di raccogliere e scambiare informazioni su come vengono utilizzati, sulle nostre abitudini e sul nostro stato di salute ci espone al rischio di perdere il controllo di ciò che comunichiamo sulla Rete.

Un esempio? Il bracciale per il fitness rileva che ultimamente le nostre performance sportive sono peggiorate. Potremmo essere il bersaglio ideale per la pubblicità, indesiderata, di un integatore alimentare; oppure peggio, un’ente finanziario senza scrupoli potrebbe decidere di utilizzare dati sanitari raccolti in Rete in maniera più o meno lecita per verificare lo stato di salute di un potenziale cliente e decidere se condergli o meno un mutuo od una polizza assicurativa.

QUALI SETTORI TRARRANNO I MAGGIORI VANTAGGI DALLO SVILUPPO DELL’ IoT

Secondo gli analisti il comparto dell’energia e quello dei trasporti saranno quelli che godranno, fin da subito, dei maggiori benefici. Infatti, la possibilità di ottimizzare il consumo di risorse, per esempio segnalando sprechi e guasti, e i flussi di movimentazione di merci e persone, scegliendo i percorsi e i tempi più idonei in base alle condizioni di traffico e al tipo di spostamento, genereranno per gli operatori economici risparmi sensibili e immediatamente misurabili.

UN’EVOLUZIONE INARRESTABILE (E LA CINA È IN TESTA)

Oggi sono connessi a Internet qualcosa come 1,5 miliardi di personal computer mentre i cellulari connessi alla Rete sono 1 miliardo. Secondo gli analisti, da qui ai prossimi dieci anni i dispositivi collegati a Internet supereranno i 100 miliardi. Attraverso l’Internet of Things sarà virtualmente possibile identificare e gestire in modalità remota dispositivi e veicoli, tracciare animali e cose, sfruttando tag Rfid, chip e barcode bidimensionali, sensori a infrarossi e sistemi di georeferenziazione, collegati a Internet o a una qualsiasi rete di telecomunicazioni. Tra modelli e tecnologie, la sfida è aperta.

I governi degli stati occidentali stanno portando avanti una sponsorizzazione dedicata alla realizzazione di una Internet delle cose, ma la nazione che in questo momento è più avanti nello sviluppo è la Cina, che da tempo a introdotto misure atte a supportare la IoT offrendo incentivi economici e detrazioni fiscali.

È il caso di Jinan Yinquan Technology, una delle sussidiarie del gruppo China Intelligence Information Systems (Ciisi), che è stata selezionata dal governo di Shandong come una delle aziende di riferimento del prossimo piano quinquennale (2011-2015) dedicato a uno sviluppo industriale della Internet of Things o, come viene chiamato più semplicemente, The Plan. Il programma prevede che nei prossimi anni la provincia di Shandong diventerà la culla geografica industriale della IoT cinese. Le due città su cui il governo ha deciso di iniziare sono Jinan e Qingdao, su cui verrà ripartito un budget di 30 miliardi di dollari americani. Insomma, mentre Ibm progetta le smart cities in Cina hanno messo in cantiere addirittura la regione intelligente. Noi forse, come troppo spesso accade staremo semplicemente a vedere.

 

 

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