Linux per Chromebook farà scegliere la distro preferita

by Matteo Cappadonna on

Nato come progetto parallelo e poi portato ufficialmente all’interno di ChromeOS, Crostini ha reso per molti utenti di Chromebook il loro sistema un pochino più simile ad un computer nella forma più classica del termine.

La feature è stata così apprezzata da tutti gli utenti (avanzati) dell’OS di casa Google da abbandonare il nome in codice Crostini per diventare un più parlante “Linux (beta) per Chromebook“, oltre ad introdurre, release dopo release, sempre più funzionalità (ad esempio, è prevista a breve l’aggiunta al supporto per l’accelerazione hardware).

Tra le novità in arrivo ne troviamo una così “importante” da ricevere un proprio nome in codice: Pita. Gli articolisti di 9to5Google hanno infatti notato una modifica nella codebase di Chromium che riporta questo:

Device administrators will be able to designate a URL for Chrome OS to download the Linux distro from a hash to ensure the download was successful. It’s also intended for a license key (if necessary) to be preset. It’s not yet known if any modifications will need to be made to the Linux distro itself to work with Chrome OS.

Gli amministratori dei dispositivi potranno indicare una URL permettendo a Chrome OS di scaricare la distro Linux da un hash per assicurare che il download sia avvenuto con successo. Se necessario, dovrà anche essere presente una chiave di licenza. Non è ancora chiaro se saranno necessarie modifiche alla distribuzione Linux stessa per funzionare con Chrome OS.

Certo, sicuramente gli sviluppatori che lavorano su Chromebook saranno entusiasti di questa scelta, poichè pare che sarà possibile scegliere la distribuzione Linux da far girare all’interno di Chrome OS: devi lavorare con applicazioni Snap? Vai di Ubuntu; testare script di automazone su ambienti RedHat? Ecco che avvii una RHEL. Comodo no?

E’ ancora comunque tutto fumoso, e diversi dubbi devono essere dissipati, primo fra tutti come effettivamente queste distribuzioni siano avviate ed eseguite all’interno dell’OS. Sono dei meri container? Delle macchine virtuali? Un qualche altro tipo di tecnologia che ribolle nei calderoni dell’azienda di Mountain View? Non è dato saperlo.

Così come non è ben chiaro come mai uno sviluppatore dovrebbe decidere di acquistare un Chromebook rispetto ad un portatile normale; un tempo pensati per “un uso scolastico” anche per quanto riguarda il prezzo degli stessi oltre che per le funzionalità, sappiamo bene che dovendo farne usi più professionali abbiamo bisogno di Chromebook più potenti e, quindi, anche dai prezzi più elevati (l’ultimo Pixelbook, ad esempio, parte da un corposo migliaio di dollari e si va a salire).

E quindi: perchè dovremmo volere un Chromebook? Avete esperienze a riguardo? Cosa ne pensate di questa volontà di Google di avvicinare quello che era nato come “un browser con un monitor ed una tastiera” ad un computer fatto e finito?

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Written by: Matteo Cappadonna